Avremmo voluto ricordare l’8 marzo in piazza, tutte insieme, per mantenere viva la memoria, renderla concreta e ribadire il nostro pensiero di donne democratiche e libere. Un’idea utopistica che la situazione sanitaria che stiamo vivendo ci ha portato ben presto a dover scartare. Ora più che mai siamo costretti a riflettere sul pensiero femminile e la condizione della donna oggi: ognuna di noi “sola” nel proprio stravolto vivere quotidiano.
Le donne hanno pagato e stanno continuando a pagare il prezzo più alto di questa pandemia, e chissà per quanto ancora subiranno. Ecco perché l’8 marzo 2021 diventa ancora più sentito e significativo. In questo terribile periodo 101.000 persone hanno perso il lavoro, e 99.000 sono donne. Anche nella nostra provincia i dati non sono confortanti,anzi, delineano una situazione allarmante.
La percezione femminile di essere discriminate dall’ingresso nel mondo del lavoro e durante lo svolgimento della propria professione non è una forma di vittimismo, bensì un dato di fatto. Ogni anno sono 25.000 le donne che lasciano il lavoro per la nascita di un figlio, e il 25% rinuncia alla maternità per motivi professionali o economici. La pandemia ha reso ancora più difficile la conciliazione dei tempi di lavoro e impegni familiari, i vantaggi e gli svantaggi dello smart working, la chiusura delle scuole e l’isolamento degli anziani sono problematiche che oggi siamo costretti a considerare. Donne sempre più lacerate tra la volontà di aiutare la famiglia e propri progetti professionali.
Oggi invece di lavorare insieme a nuove norme e strategie che agevolino i percorsi femminili e i diritti delle donne – come ad esempio la parità salariale e il riconoscimento del lavoro di cura – ci troviamo a dover ancora una volta difendere conquiste raggiunte già negli anni 70 che pensavamo ormai acquisite e consolidate.
Dovremmo concentrarci anche e soprattutto sul fenomeno del femminicidio e della violenza sulle donne ma ancora nulla è stato detto, da parte della regione, in merito ai finanziamenti dei centri antiviolenza del territorio. Come Democratiche ci spendiamo giornalmente nel stimolare la politica ad investire su tematiche femminili come le case rifugio per donne che subiscono violenze, o come l’occupazione femminile che rende indipendenti e libere le donne dai loro carnefici, ma continuiamo anche a dover lottare per diritti già conquistati che ci costringono a dover tornare sui nostri passi per ripercorrere battaglie già vinte.
In questi ultimi mesi, di fronte alle scelte della Giunta regionale di centro destra, le donne marchigiane si sono trovate a dover difendere la legge 194 per il diritto all’aborto, il ruolo dei consultori e la somministrazione della RU486. Abbiamo assistito ad esponenti politici che hanno provato a sminuire l’ideale di famiglia elogiando quella “naturale” dove «la madre accudisce e il padre dà le regole» riportandoci ad una società patriarcale ben lontana dai diritti destinati al mondo femminile. Assistiamo ad una Giunta che invece di incentivare la natalità, vero dramma del nostro paese, vorrebbe limitare le libertà delle donne usandole come mezzo per contrastare la “sostituzione etnica” che va contro ogni forma di integrazione sociale.
In questo 8 marzo chiediamo a tutte le donne di rimanere unite, di non permettere alcun arretramento sulle conquiste fatte e di proiettarsi verso il futuro al fine di rendere il nostro paese, l’Italia che tanto amiamo, un luogo adatto e attento ai diritti di tutte noi.
GD Pesaro e Urbino
Democratiche Pesaro e Urbino